Quando dicevo che avevamo caldo non volevo offendere nessuno, giuro. Le condizioni meteo di oggi sono state evidentemente una rappresaglia all’ottimismo dilagante dei giorni scorsi, espresso a latitudini sempre piu’ azzardate. Morale: abbiamo visto ben poco delle meravigliose Lofoten e solo sino al primo pomeriggio… poi si e’ scatenato Odino e ci ha martellato di pioggia terrificante, vento immane e, soprattutto, il cosiddetto “freddobecco di Asgard“.
Il contesto era particolarmente suggestivo – aspre montagne e foreste a picco sul mare, tre le nebbie, una via di mezzo tra il Signore degli Anelli e Lezioni di Piano, gli amici che hanno visitato la Patagonia o la Nuova Zelanda certo ritroveranno qualcosa nelle immagini – ma l’assenza di finestrini e di riscaldamento, diciamo cosi’, non hanno stimolato particolari speculazioni naturalistiche.
Nel momento della Tempesta Perfetta (a proposito, ogni villaggio assomiglia in modo impressionante a un set cinematografico, Amity compresa) dovevamo ancora percorrere, prima di raggiungere il riparo prenotato, 140 chilometri: qualcuno pensera’ “eh, capirai….”, ma bisogna tenere presente che se i limiti medi norvegesi si attestano sui 70 chilometri all’ora (sic), il pilota indigeno si tiene almeno 5, se non 10 per sicurezza, chilometri IN MENO affinché il già citato pizzardone nordico non si incazzi. Quindi la strada pomeridiana si e’ rivelata uno stillicidio.
Abbiamo comunque visitato due tra i musei piu’ rinomati delle isole: la Montagna Sacra, o Museo Vichingo di Borg, e il Museo dello Stoccafisso (!!!). Il Museo Vichingo, sorto in uno dei siti piu’ antichi della scandinavia, presenta aspetti multimediali e di intrattenimento pazzeschi (compresa una casa interamente ricostruita e artigiani in costume che illustrano le attivita’ antiche ai bambini e ai curiosi… e si puo’ anche mangiare cibo tradizionale servito in stoviglie replicate dai ritrovamenti negli scavi); il Museo dello Stoccafisso – che l’Italia importa principalmente dalle Lofoten – e’ una piccola perla privata e curata da un personaggio simpaticissimo, Steinar Larsen, che, abbiamo scoperto, parla perfettamente l’italiano poiche’ ha vissuto A RIMINI per nove mesi nel 1971 (l’anno in cui sono nato). Il destino e’ spesso curioso e il mondo altrettanto piccolo.
Il museo si trova nel paese con il nome piu’ corto al mondo, Å. Puntuale selfie.
In ogni angolo delle isole troneggiano delle strutture a ponte, in legno: sono gli “stendini” dedicati al baccalà, che si asciuga lungo l’arco dell’inverno per essere pronto a maggio. L’odore dello stoccafisso e’ una costante assoluta, suggestiva ma un po’… particolare, dell’aria che si respira in tutta la zona. Più o meno come il nostro Mercato Coperto.
Domani si torna in continente, direzione… nord. Ovvio.