Alla meta. Nulla da aggiungere, se non un sensazione enorme e profonda al momento indefinibile e indescrivibile.
I pensieri vanno ovunque, complice il senso di assoluta libertà dato dagli spazi infiniti e dalla certezza che le strade finiscano qui. Fine del viaggio, puoi solo tornare indietro… ma ora sei qui, “finis terrae“. ‘Til the end of the world.
E allora torni indietro metaforicamente, con la memoria, ai progetti, alle persone, ma anche alla paura e al dolore. Da tre anni si sono susseguiti ricoveri, giornate di attesa, timori insostenibili, prospettive incerte e terrore dell’infausto. Abbiamo fissato punti invisibili per ore, fuori dai vetri delle sale di attesa degli ospedali… oggi davanti a noi c’è solo il Mare di Barents, attorno la nebbia e i gabbiani e, alle spalle, il resto d’Europa. E quel timore che questo stesso post non potesse essere mai scritto.
E quando inizi a sentirti un piccolo eroe e a gongolarti, ecco che qualcuno ti ridimensiona. Possono essere gli incredibili cicloturisti con prole al seguito o due “ragazzini” (19 e 20 anni) provenienti, con due Vespe 50 Special del 1976 e 1978 – ben più vecchie di loro – da un paesino in provincia di Lucca.
La magia di Nordkapp è anche questa: osservare il “sole di mezzanotte” è un puro pretesto. Qui, ora.