Siamo rimasti nel LEM. La “luna” è dietro la falesia che stiamo osservando dai vetri della nostra hitta (i bungalow norvegesi in legno), ma il meteo nel pomeriggio è stato talmente uggioso (e ovviamente gelido) da suggerire un po’ di prudente attesa: saremo qui per 48 ore, non fa mai buio… Il casello che permette l’accesso al promontorio di Capo Nord è a soli 12 chilometri dall’alloggio, guardiamo fuori con i motori accesi. Dopo 5.600 chilometri, un battito di ciglia.
L’approccio è stato, come lecito aspettarsi, rigido ed estremamente ponderato: siamo foderati come Babbo Natale, che da ieri sera sarà anche un po’ incazzato poiché uno dei suoi propulsori è finito nel mio piatto, con guarnizione di patate e riduzione di vino rosso. È vero, a Natale siamo tutti più buoni… ma come le renne…
A proposito: da una certa latitudine (molto a nord) si incontrano frequentemente ai lati della strada, libere e belle, mentre brucano. Sia ieri sera, sia oggi ne abbiamo incrociate almeno una ventina: la suggestione è notevole… probabilmente per il finnico corrisponde alla nostra banalissima mucca o pecora, ma per chi è cresciuto a Rudolph e Cometa sotto all’albero il brivido è garantito. Anche a tavola.
Con la stessa frequenza si notano negli altipiani le tende del popolo Sami, lappone, molto simili alle tradizionali indiane. Anche in questo caso il fascino per questa terra aspra e selvaggia è enorme…